lunedì 22 febbraio 2016

Vademecum dell'aspirante armatore.

 

VADEMECUM DELL’ASPIRANTE ARMATORE
TITOLO
LE DOMANDE CHE NON SI DOVREBBERO MAI FARE A UN ARMATORE.
SOTTOTITOLO
TUTTO QUELLO CHE INFASTIDISCE UN VELISTA ARMATORE QUANDO RICEVE A BORDO UN POTENZIALE ACQUIRENTE VELISTA NEOFITA.
Questo scritto, come si evince dal sottotitolo è dedicato a coloro che hanno avuto l’insana idea di farsi una barca e agli ospiti neofiti, solo a loro dedico i miei trascorsi armatoriali.




D
urante la mia condizione di proprietario di imbarcazione a vela è capitato di vendere la barca per comprarne un’altra che soddisfacesse le esigenze del momento. In genere si cambia barca per motivi di spazio, per qualche metro in più, ci si può innamorare per la solidità o l’estetica, esistono diversi motivi per sostituire la vecchia con la nuova, per la velocità, per la sicurezza che è necessaria quando il vento solleva le onde dall’aspetto minaccioso. Infiniti sono i motivi per descrivere i difetti e i pregi di una imbarcazione, ancora oggi a distanza di molti anni apprendol’esistenza di imbarcazioni a vela concaratteristiche sconosciute. Personalmente faccio delle semplici differenze tra barca in vetroresina, in metallo (acciaio marino o alluminio) e legno. Ciò per quello che concerne i materiali usati nella maggior parte degli scafi costruiti nel mondo. Dopo di che distinguo, semplificando, le categorie di barche a vela per regate, da crociera e regata-crociera.In genere queste hanno un armo a Sloop (un solo albero) ma compatibilmente alla categoria possono avere 2 alberi (Ketch, Yawl e Schooner) Così si comprendono le svariate motivazioni per le quali si decide di cambiare imbarcazione, quantomeno le più semplici. Io quando comprai la mia terza barca, la scelsi per la sua solidità e per l’estetica, inconsapevole di aver acquistato una imbarcazione classica disegnata da un inglese di fama o come si suole dire “una buona penna”. Altresì coloro che si avvicinano al mondo della vela, neofiti di primo pelo che non hanno frequentato circoli velici, scuole nautiche o forum e diavolerie on line, si trovano a volte goffamente a bordo per disquisire sull’acquisto della barca dove poggiano le loro scarpe (quasi sempre inadatte per stare su di una coperta) e involontariamente a loro insaputa irritano con domande irricevibili da parte dell’armatore proprietariocostretto a vendere e sopportare alcune idiozie espresse dall’aspirante armatore. Dunque siamo arrivati al nocciolo del VADEMECUM dedicato a coloro che non sanno proprio nulla di barche ma che si avventurano a tastoni lungo un canale impervio che è quello della nautica da diporto o alla francese “plaisance”. La scelta di una barca, anzi la prima barca è di una importanza essenziale ed escludendo i già esperti, gli altri non sanno come approcciarsi all’evento ma si basano su degli standard appresi in modo del tutto superficialeavendole conosciute un po’ in giro di qua e di là. Non voglio essere saccente ma testimone di eventi accaduti personalmente, come quella volta di una ragazza palermitana che leggendo il mio annuncio su subito.it chiamò per una visitina alla mia modesta Alpa Dody 6,70. Essa dichiarava l’imminente bisogno di andare a vivere in barca, stufa della vita a terra e della solita esosa situazione abitativa dei così detti “terricoli”. Dunque non mi aspettavo di vedere un Moutassier in versione femminile ma per lo meno una donna consapevole di cosa comporti il vivere in barca; al che quando arrivò sul pontile (da sola) e salì sulla mia barca non disse nulla sulla lunghezza ma ahimè quando scese sottocoperta l’espressione del suo viso si muto in una smorfia quasi di disprezzo. Chi conosce le barche e nello specifico l’Alpa 6,70 sa di essere su di un piccolo cabinato a causa della relazione che c’è tra la lunghezza e larghezza dello scafo ma la compratrice asseriva di sentirsi soffocare in uno spazio decisamente limitato. “Ma come farei a vivere qui e poi mi dica buon uomo …il bagno dov’è?” Io risposi: “a dritta dopo la dinette c’è una porticina li sta il bagnetto”. Nonostante avessi usato abbondantemente i diminutivi, la ragazza sentenziò: “non posso vivere qui è troppo piccola”, risposi: “scusa ma tu (tra velisti è obbligo) non hai compreso dall’annuncio la lunghezza e il prezzo della barca? Cosa ti aspettavi (questo l’ho pensato), un monolocale arredato con vista mare?” E’ scesa la donzella senza volgere uno sguardo in coperta né un controllo alle condizioni delle vele, non uno sguardo alle sartie nessuna domanda relativa al comportamento in mare della barca, almeno se fosse stato un maschietto  avrebbe chiesto del motore (per questi ultimi di primaria importanza), infatti è riconosciuto da parte degli uomini l’interesse per la velocità perché non si sa mai se le cose si mettono male o il vento ci inquieta, via si va al motore pronti in tempo per rientrare sani e salvi. La ragazza salutò e scomparve dietro il recinto del pontile, le uniche parole che ricordo furono: “mi dispiace ma è troppo piccola per me” senza mai un accenno al costo del natante. Questo episodio rimase indelebile nei trascorsi da velista armatore ma non vorrei apparire misogino perché anche con gli uomini a volte è stato peggio anche con marinai dichiaratamente a loro dire esperti velisti. Non sono un broker ma ho sempre riconosciuto veritiero l’aforisma che dice: “i momenti più belli per un velista sono quando si compra e quando si vende”, per ciò non mi vergogno nel raccontare di aver messo in vendita l’ultima mia barca e cioè quella attuale senza più provare ahimè il piacere di vendere come è stato per la prima o la seconda. E’ proprio questa la domanda che mi ha infastidito subendola sistematicamente ogni volta da compratori o visitatori occasionali. “MI SCUSI MA QUESTA BARCA QUANTI POSTI LETTO HA?” Trasalisco al sentire dai neofiticome prima domanda quanto su detto,specialmente subito dopo aver chiesto il permesso di salire a bordo e senza un fugace sguardo alla coperta e a tutto quello che ci sta sopra.Colgo l’occasione per rivolgermi a questi futuri armatori che per molteplici motivi hanno deciso di acquistare un natante a vela senza avere una minima competenza sulle imbarcazioni. Di errori trascorsi ne abbiamo certezza tutti e molti di noi armatori li utilizzano per nutrire il fardello dell’esperienza,infatti non a caso è comune la frase: “sbagliando s’impara”. Ed ecco che nasce spontanea l’esigenza di trasmettere a quelli che non sanno come si ci deve comportare quando si vuol essere armatori a tutti i costi,evitando magari di commettere gli stessi errori. Non vorrei esagerare con certe affermazioni che parrebbero incomprensibili come quelle: “la barca ha un’anima”, “la barca ti parla tramite le onde e il vento”, “la barca è come una donna” e altri romanticismi utilizzati dagli addetti ai lavori. Credo che un buon approccio moderato sia quello tecnico, cioè chiedere all’armatore le condizioni delle vele e dell’albero che sono il primo mezzo di propulsione e prima di chiedere quante persone possono stare dentro la cabina in posizione prona o supina, domandare se lo scafo ha delle sofferenze, infiltrazioni d’acqua e se la risposta è si bisogna addirittura assaggiare tale liquido per sapere se è dolce o salato. Non pretendere tu, neo acquirente di barca, che il bagno sia spazioso, in ordine e pulito ma chiedi e verifica delle prese a mare e degli scarichi, controlla la sentina, così facendo apparirai meno incompetente. Se il colore dell’opera morta non ti garba non è un problema non esternarlo, invece chiedi dello stato delle manovre fisse e correnti. Lascia stare l’elettronica quella ti servirà dopo non è importante ma controlla attentamente il salpa ancora con tutta la sua linea (ancora + catena). Se non hai la doccetta in pozzetto non ti crucciare ma chiedi dei serbatoi d’acqua e di carburante, non chiedere la velocità con le vele e quanto tempo si impiega per andare li ma fai un giro in darsena e controlla l’efficienza del motore e il suo scarico d’acqua.
Per accertarsi delle condizioni dell’opera viva consiglio una preghiera a Padre Pio, perché state entrando in un campo minato dove necessità molta fortuna o molti denari. Sicuramente avrò tralasciato parecchi dettagli importanti ma allo stesso modo ho evitato di menzionare facezie e sunti bislacche da parte dei soliti apprendisti armatori e neofiti velisti che intendono far parte della famiglia del vento.
APPENDICI:
1.      ASPIRANTE ARMATORE : BELLA BARCA POSSO DARE UN’OCCHIATINA?
2.      ARMATORE: CERTAMENTE
3.      MI SCUSI …QUANTI POSTI LETTO HA?
4.      GRRR….QUATTRO, DUE A PRUA E DUE NEL SALONE COME QUASI TUTTE LE BARCHE DI UGUALE LUNGHEZZA E VETUSTA’.
5.      ASPIRANTE :NON VEDO IL LAVELLO NE LA CUCINA, HA! DIMENTICAVO……. C’E’’ UN BAGNO?
6.      ARMATORE :MA SI NON SI DISPERI, NON E’ COME QUELLO DI CASA MA POTRA’ FARE PIPI ALLO STESSO MODO……TRANQUILLO?
7.      LA MOGLIE DEL NEOFITA VELISTA: MA IL PIANO COTTURA HA SOLO 2 FUOCHI?
8.      GRRR…PURTROPPO SI E NON C’E’ IL FORNO, CHE FA’ LA COMPRA UGUALMENTE?
9.      IL MARITO FURBO: SCUSI QUALE E’ LA VELOCITA’ MASSIMA CHE RAGGIUNGE?
10.  ARMATORE: DIPENDE ….SE HAI UN URAGANO ALLE SPALLE ANCHE 10 NODI.
11.  ASPIRANTE ARMATORE: MI SCUSI 1 NODO E’ = 2km CIRCA …CONFERMA? PERCHE’ SEMBRANO POCHINI.
12.  ARMATORE: PERCHE’ HAI INTENZIONE DI ALLONTANARTI PARECCHIE MIGLIA?
13.  ASPIRANTE: NON CAPISCO SCUSI.
14.  ARMATORE :DICEVO DEVI ANDARE PARECCHIO LONTANO?
15.  ASPIRANTE: AH SI,HO 5 GIORNI EVORREI ANDARE ALLE ISOLE EOLIE E PRENOTARE UN PARCHEGGIO PER IL MESE DI AGOSTO.
16.  ARMATORE: PERFETTO L’AVREI IMMAGINATO!!
17.  ASPIRANTE: SA’ SONO INDECISO A PRENDERLA IL COLORE DELLA BARCA NON MI PIACE.
18.  ARMATORE: GRRRR…..  CAPISCO, “NON SI DEVE DISCUTERE SUI GUSTI”.
19.  ASPIRANTE: SCUSI MA CON TUTTI QUESTI CAVI D’ACCIAIO E CIME COME FA’ CON IL COPRI SOLE, DOVE LO MONTA? MA INVECE DI TENERE DUE ALBERI, UNO NON SI PUO’ TOGLIERE?
20.  ARMATORE: GRRRRRRRRRR….SA’ CHE E’ UNA BUONA IDEA, NON CI AVEVO PENSATO.
21.  MOGLIE DELL’ARMATORE: SCUSI DAL RUBINETTO DEL LAVELLO NON ESCE L’ACQUA, AH DIMENTICAVO PER LA DOCCIA?
22.  ASPIRANTE: CARA FORSE STA FUORI QUI DOVE FINISCE LA BARCATI RICORDI?SARA’
COME NELLA BARCA DEL COMPAGNO DI CARLA,SAI QUEL TUBO CHE SI INFILA NEL BUCO.
23.  ARMATORE: NO NO NIENTE TUBO, A BORDO NON HO MOLTA ACQUA E L’UNICO BUCO LO FACCIO NEL TAPPO DELLE BOTTIGLIE.
24.  LA MOGLIE: MI SCUSI MA LEI COME FA’ A LAVARSI CON LE BOTTIGLIE E QUANTE NE NECESSITANO? MA E’ ORRENDO, LEI A QUALE TRIBU’ APPARTIENE.
25.  ARMATORE: GRRR…IO? ALLA TRIBU’ DEL VENTO E QUESTA BARCA MI HA APPENA SUGGERITO DI NON VENDERLA A VOI DUNQUE DEVO INVITARVI A SBARCARE.
26.  LA MOGLIE: PERCHE’ ADESSO LE BARCHE PARLANO?
27.  ARMATORE: NO…SUSSURRANO.



SICILIANO SCHOONER                            LA BARCA “FORTUNA”






lunedì 12 ottobre 2015


TITOLO

SI RICOMINCIA DA DOVE ERAVAMO RIMASTI.

Lettera semiseria quasi aperta a tutti coloro che vogliono sapere dello Spin Doctor e del suo assistito che a volte preferirebbe non esserlo. 

  Salve a tutti i tamatiani e tamatini il "Tamatino" è una new entry che prende il posto dell'Aspirante Tamatiano, termine conformista/tradizionalista che s'addice poco col nostro diversamente intendere di graduatorie e anzianità. Dopo questa parentesi sull'etimo, espressa ormai anni fa (e per chi non l'avesse compresa consiglio di rileggere il post scorrendo il blog) , siamo arrivati al punto che il maggior esperto in comunicazione , nei "social network"più comuni e tra l'altro nostro socio da tempo, mi intimava con aria quasi minacciosa di riprendere a scrivere sul mio blog. Costui è Giuseppe Pirrone alias "Martello", frequentatore di equipaggi agguerriti, di circoli velici complici ad estorcere umili contributi ad ignari sponsor di tutta l'isola. Egli sovrastimando le mie capacità letterarie che altro sono solo delle puerili scemenze, vuole farmi partecipe al cambiamento, a quelle riforme necessarie (a suo dire) per valorizzare l'immagine del circolo velico Tamata. Anche il Supremo in comune accordo con il Martellatore, auspica eventi velici rilevanti, con la partecipazione di tante altre associazioni e circoli velici e perché no anche frange di leghisti pentiti. In buona sostanza a nessuno e preclusa la rotta purché il fine sia comune a tutti. "Quale fine", voi direste? Ma come, non avete ancora compreso? Adesso mi spiego: i concordi a suo tempo iniziarono un percorso anzi una programmazione di eventi velici per tutta l'area etnea con lo scopo di accomunare quanti più circoli possibili per organizzare manifestazioni, "regate", percorsi competitivi e a "pi schezzu", sasizzate e viliate, al grido l'unione fa la forza. La cosa inizialmente come anche voi ricorderete andò a gonfie vele, fino a quando avvenne l'incidente di percorso, dove L'esimio Presidente "Apocalittico morbido"
denuncio la violazione pattizzia fatta al tavolo negoziale dai concordi (comitato dei circoli velici Etnei). Difatti a sfregio delle regole marinare che prediligono la solidarietà, l’accomunanza reciproca e il rispetto dell'altro magari in difficoltà, venne impedita la conclusione di un'estenuante percorso, togliendo la boa d'arrivo anticipatamente. Anche io reclamo e non ci sto, non è giusto considerare solo i grandi e i potenti, usare le piccole imbarcazioni come elemento decorativo, ciò è eticamente scorretto. Inevitabile fu la parziale rottura ma adesso anzi da un pò di tempo, con l'aiuto sempre dell'Esimio Supremo Comandante stesso e del suo spin doctor (martellatore)
, si notano avvisaglie di nuove adunanze ed in barba ai più scettici, si preannuncia un nuovo periodo. Da ogni luogo, dal pontile alla sede è un fermento di cultura marinara, folti gruppi di neofiti della vela, curiosi di conoscere l'ambiente TAMATIANO si riversano la domenica mattina sul pontile, ansiosi nel mettere in pratica le teorie del venerdì sera. Allievi oggi ma futuri componenti di equipaggi per barche a vela, destinate a competere con tutti i circoli etnei, conseguendo il fine dello Spin Doctor e del suo assistito Presidente. A tale scopo, tutti presenti e disposti sono gli armatori del Tamata, tranne i soliti noti che ignorano e snobbano le attività del circolo. Per questi ultimi che evadono il nuovo sinodo velico ci sarà pronta una larga via lastricata da percorrere senza ritorno verso un radioso avvennire. Siamo arrivati al fine, allo scopo finale, apparire, rinnovarsi perché  è giunta l'ora del cambiamento, bisogna ricominciare ed i concordi (circoli velici e associazioni sportive) devono iniziare un nuovo periodo di fratellanza velica. Al grido più siamo e più visibilità otteniamo ma senza mai dimenticare il rispetto dell'altro, pratica condivisa sia nello sport come nella vita.....quanto meno lo si auspica.
 SICILIANO SCHOONER.............anche se possiedo uno Yawl.