giovedì 3 dicembre 2009

Chi si volge al passato non merita un futuro ma la storia ci insegna e identifica, non dimentichiamo.







"Al buon intenditore poche parole".....oggi pubblico commenti e risposte passate.











Luogo del delitto: Acitrezza 18 gennaio 2009.


Lettera aperta circa il dissenso sul senso.


Mio amabile schooner siciliano,
se tu fossi sensato (prospettiva alquanto lontana,stando alle tue abbondanti farneticazioni di questi ultimi tempi),ti saresti accorto di quanto irriverenti e malaccorte siano diventate i tuoi insistenti proclami al grido di “navigare necesse est”.
Ma adesso che hai anche nobilitato tale imperativo categorico con una presunta rivelazione filosofica, democraticamente aperta al dibattito circa il significato recondito del tuo agire, non posso più esimermi dal compito istituzionale di “castigamatti” per il quale mi riconosco adeguate competenze.
Il dissenso sul senso deriva dall’eccesso dell’opposto.
Mi spiego e ti spiego: L’opposto del sensato è insensato, quindi fare una cosa decidendo- già prima di farla - di non darle un senso, equivale a partorire una cosa priva di senso, acciocchè ne deriva che il suo senso è che è deve restare insensata,.
Quindi non avrebbe senso tentare di snaturarla andando in giro a mendicare affinchè le venga dato un senso postumo.
La cosa è invero sospetta, perché suggerisce che un senso invece ce l’ha!
Infatti la sola cosa che ha senso è la tua lacrimevole e pervicace volontà a coprire il senso nascosto del tuo aver partorito una cosa insensata.
Cioè, se c’è un senso nella tua domanda, è quello di nascondere miserevolmente quello nascosto nelle pieghe del tuo malaffare.
Hai capito bene: malaffare, bel camuffato di nobili intenti, che gli danno un senso insensato per confondere ancora di più gli animi ingenui dei tuoi seguaci euforizzati dalle tue allettanti astuzie.
Fai ancora finta di non capire?
Allora lo spiego io alle tue povere vittime dove sta l’inganno.
In primis, il rubare il mestiere altrui è un reato passibile di condanna morale non fosse per il fatto che il derubato è –poverino- incatenato al suo “altro” lavoro che consiste nel fare nuove le alucce di angioletti appesi ai soffitti di una casa patrizia e quindi non può disporre del suo tempo e difendere adeguatamente la sua postazione di legittimo procacciatore di cose sensate(magari manchevoli di certi dettagli, ma umanamente aperte a una decifrazione collettiva al fine di un eventuale biasimo)
Se poi il furto viene commesso,contrabbandandolo per atto nobile, coprendone il senso con un
bombardamento assordante di manifesti declamatori sull’eroismo redazionale del ladro, allora
l’inganno è perfetto.
Ma non è finito qui il reato : anzi al primo furto hai tosto aggiunto un secondo: lo slogan !!!.
“Navigare necesse est” : non è forse di un altro legittimo proprietario tale imperativo categorico,a cui l’hai sottratto con abili circonvenzioni adulatrici, facendogli balenare fantastici onori da “primadonna” ?
Non solo! Hai anche derivato dalla sua personale filosofia anche l’attributo “insensato” infatti il secondo derubato è solito, lui, andarsene in giro con la barca a navigare in modo privo di senso, cioè di adeguata ragione per andare con chiara “rotta”, cioè direzione verso cui andare o , appunto, “senso”.Infatti il tale è solito navigare in modo insensato. E tu gli hai rubato l’attributo di rotta
facendolo passare per una tua manchevole cognizione circa l’andare collettivo.
A proposito poi della nazionalità che accomuna i due derubati, il fatto che si tratti di dei soli extra-comunitari ospiti nella nostra comunità, aggiunge un altro atto di infamia nei confronti di tali infelici soggetti. il cui destino ha loro concesso di approdare sulle sponde dei nostri lidi ospitali.
E tu , infangando tale nobile tradizione, li hai derubati dei loro miserevoli panni!!!
Vergognati Schooner, e ometti dorennavanti il “siciliano”!!!
Un’ultima cosa: Ti risulta forse che la Sensini (collaudata veleggiatrice) abbia mai chiesto ad alcuno di spiegarle il senso del suo veleggiare? No,evidentemente il senso la Sensini se lo trova direttamente ben decifrato nel suo stesso nome.
E allora mio caro Sapuppello,
non per fare il Saputello
ma sta nel tuo nome di Vitello
sotto spoglie di finto agnello
la tua indole di monello
E se in tale indovinello
Ti diletta anche il duello
Lascia stare il poverello
Che patisce col pennello
Or ti giova un bell’ombrello
Che con lesto manganello
Sulle corna del torello
Ti calo il colpo e ti sbrindello






DIRITTO DI REPLICA.

Caro Presidente.
È scontato ch’io non possa mai accettare codeste insinuazioni, indignitose trame di malaffare di cui mi accusi. Di cosa mi ritieni colpevole? Forse dovevo rimanere in silenzio? Non far volar via i cormorani come dice il vecchio transalpino di cui non ne faccio segreto essere mio maestro. Ch’io sia monello lo ammetto, ma ladro mai. È sacro il pluralismo delle idee negli umani ma quello che la tua misiva dice,al mio umile parere,non è la verità. Non m’intendo di filosofia, ne cerco consensi ma faccio o cerco di fare quello che a me piace ed è questo che più conta nella mia vita. Se poi cerco di portare al mio ovile delle pecore smarrite,abbandonate che male c’è? Questo a me piace e lo faccio, non li obbligo di certo. Forse mi sbaglierò ma piace illudermi come il padre fa col figlio dove immagina la sua continuazione pensando al lontano futuro che non raggiungerà mai, alle cose che potevano essere e non sono state. Anche io non voglio essere quello che non sono, in buona sostanza con la domanda riguardo al senso, nella mia precedente missiva elargita gratuitamente come di solito uso fare da qualche tempo a tutti i soci Tamatiani, voleva significare quanto segue. Cari soci, abbiamo noi tutti o quasi delle imbarcazioni con un pò di tela su dei pali quasi in verticale no!!! , e tutti sappiamo che quando soffia un po’ di vento queste barche si muovono nell’acqua senza far rumore regalando belle sensazioni. Sappiamo anche che la natura non è sempre gradita, avvolte ci costringe a soffrire ma noi l’affrontiamo con una paura dignitosa. Infatti continuiamo ad andare per mare in compagnia o da soli, io preferisco la prima soluzione anche se la seconda mi affascina pure e il senso di questo nostro fare a mio avviso non ha una paternità. Ognuno fa quello che più gli garba, nel rispetto delle regole appartenenti al gruppo che lo ospita e ne fa parte, accettando a priori lo scopo e le finalità concordate dai padri costituenti. Ovviamente rispettando le minoranze che magari pensano a comportamenti differenti ma che non sono costretti a conformarsi col gruppo e dunque possono anche con tutto il rispetto emigrare. In buona sostanza il senso,il non senso e il dissenso al senso sono tutte minghiate. Era un modo per sentire quello che pensavate e quello che pensa il Presidente adesso lo so ma una domanda sorge spontanea: se il Presidente navigasse a vela come scrive o se affrontasse il vento come muove la sua penna con abile maestria ...chissà che circolo saremmo stati …….forse un grande circolo di velisti. Adesso non voglio erigermi a giudice, non ne ho facoltà ma dico e scrivo avvolte solo quello che vedo, forse sono strabico o miope ma non vedo la relazione tra noi e le gesta dei racconti di marinai da noi letti con morbosa ammirazione. L’umiltà non deve essere confusa con la rassegnazione, bisogna sempre tentare, piano piano, uno scalino per volta, senza ideologie di arrivismo estreme , siate calmanti di voi stessi senza strafare ma sempre con l’intento di migliorare. Certo che un po’ d’audacia è necessaria ed è triste soffocarla, bisogna lasciarla uscire avvolte anche sbagliando, e poi chi è che sa di quello che non fa?

REPLICA AL RITORNELLO.
TITOLO: sulla falsa riga della Primadonna

Caro Presidente non son bravo col ritornello,
ma riesco a fare anche quello,
Ci hai azzeccato che son monello,
ma te lo giuro non è un tranello,
Nei confronti di quello col pennello,
Anzi per me ti dico che è molto bello
E poi gli guardo tutti i giorni l’alberello
Del suo poker abbandonato come un orfanello
ma se ti dico anche quello
Tu mi rispondi con un flagello
Perché non sai quello
Che c’è nel mio cervello
Parlo del poverello
Che non sa del nostro duello
Con la barba ha in testa sempre il cappello
Lui che è libero come un uccello
Fragile come un ramoscello
Lui si che naviga come un vascello.

n.b. ogni riferimento e fatti accaduti a persone non è puramente casuale.







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